Dalla lista nazionale di EBN una interessantissima comunicazione del professore Giuseppe Bogliani dell'Università di Pavia:
Mercoledì, 13 giugno 2012, dalle 9,00 alle13,15, presso l'Orto Botanico dell'Universita' di Pavia,
Via Sant'Epifanio, si terra' il convegno di presentazione dei risultati del progetto CORINAT.
Il progetto sperimentale CORINAT (Coltivazione delle Risaie di elevato valore biologico e NATuralistico) nasce per verificare l'efficacia di alcune misure agro-ambientali, nel favorire la biodiversita' nelle risaie della Lombardia; inoltre, fornisce dati qualitativi e quantitativi sulla diversita' e abbondanza di specie animali e
vegetali. Il valore ecologico e naturalistico delle risaie, infatti, non è intrinseco della coltivazione del riso ma e' in relazione alla struttura e gestione dei campi, del paesaggio e della rete idrica associati.
Il convegno si propone di presentare i risultati del progetto interdisciplinare agli operatori agricoli, alle Associazioni di categoria e a quanti operano nel campo della conservazione della biodiversita'. Le indicazioni tecniche potranno essere utilizzate come riferimento per mettere a punto le azioni di sostegno alla conservazione della biodiversita' in campo agricolo.
Il progetto CORINAT è stato finanziato dalla Direzione Generale Agricoltura e dalla Direzione Generale Sistemi verdi e paesaggio della Regiona Lombardia, nell'ambito del Programma regionale di ricerca in campo agricolo 2007-2008.
Vi hanno partecipato gruppi di ricerca delle Universita' degli Studi di Pavia, di Milano Statale e di Milano Bicocca. Le aziende agricole Darsena (Giussago, Pavia) e Cadenazza (Lacchiarella, Milano) hanno messo a disposizione le superfici coltivate a riso per i trattamenti sperimentali.
Programma del Convegno
9.00 Registrazione dei partecipanti.
9,30 Introduzione:
-Antonio Tagliaferri - Direzione Generale Sistemi Verdi e paesaggio
-Elena Brugna - Direzione Generale Agricoltura
9,50 Giuseppe Bogliani - La biodiversità delle risaie italiane e il progetto CORINAT.
10,10 Elisa Cardarelli - La fauna delle risaie nel progetto CORINAT
10,40 Graziano Rossi e Rodolfo Gentili
-Conservazione in situ della flora autoctona delle risaie: possibilità e limiti
11,10 Pausa caffè nel chiostro dell'Orto Botanico
11,30 Proiezione del documentario "CORINAT - Coltivazione riso naturale. Dalla parte della biodiversità", realizzato da Eugenio Manghi con la White Fox Communications
12,00 Stefano Bocchi e Alberto Massa Saluzzo - Gli aspetti agronomici della sperimentazione CORINAT
12,30 Considerazioni conclusive
-Assessore regionale all'Agricoltura, Giulio De Capitani
-Assessore regionale ai Sistemi verdi e paesaggio, Alessandro Colucci
12,45 Visita guidata alla Lombardy Seed Bank, presso l'Orto Botanico.
Informazioni sul progetto CORINAT e sui risultati della ricerca
Il progetto sperimentale CORINAT (Coltivazione delle Risaie di elevato valore biologico e NATuralistico) nasce per verificare l'efficacia di alcune misure agro-ambientali, nel favorire la biodiversità nelle risaie della
Lombardia; inoltre, fornisce dati qualitativi e quantitativi sulla diversità e abbondanza di specie animali e vegetali. Il valore ecologico e naturalistico delle risaie, infatti, non è intrinseco della coltivazione del riso ma è in relazione alla struttura e gestione dei campi, del paesaggio e della rete idrica associati.
Lo studio è stato svolto in aziende agricole situate nel territorio risicolo tra gli abitati di Giussago (provincia di Pavia) e Lacchiarella (provincia di Milano).
Il progetto ha valutato l'effetto dei seguenti fattori sperimentali sulla biodiversità (comunità di invertebrati e di uccelli) e sulla produttività delle risaie:
- creazione di riserve d'acqua permanentemente allagate durante la stagione vegetativa del riso, che permettano agli organismi acquatici di sopravvivere - almeno in parte - durante le asciutte dei campi;
- gestione della vegetazione spontanea sugli argini;
- sommersione delle stoppie durante l'inverno.
Sono stati inoltre studiati gli effetti della creazione di aree umide nastriformi, di modesta estensione ma sparse fra tutti i campi, sulle popolazioni di uccelli ed è stata valutata l'efficacia della reintroduzione tra le vasche di risaia di specie vegetali rare.
Effetti sulla fauna e azioni sulla flora
I risultati mostrano un effetto positivo su popolazioni di uccelli, rane e invertebrati acquatici sia grazie alla presenza delle riserve d'acqua, sia in conseguenza dell'allagamento invernale di una parte dell'azienda. Il
mantenimento di argini inerbiti o soggetti a sfalci poco frequenti ha prodotto importanti effetti in favore delle comunità di invertebrati terrestri, fornendo rifugio alle specie più sensibili al disturbo antropico. La creazione di fasce palustri naturali ha portato a un generale aumento della diversità e del numero di uccelli
acquatici, rendendo più attrattive anche le risaie collegate.
Sono state anche individuate le piante rare da introdurre o direttamente coltivate insieme al riso. La fattibilità della reintroduzione è passata anche attraverso studi di genetica, che hanno permesso di selezionare le popolazioni migliori da cui attingere in natura per il reperimento delle piante da traslocare.
Aspetti agronomici
Dal punto di vista agronomico, la presenza di una riserva d'acqua permanente interna alla camera di
risaia non ha esercitato alcuna influenza negativa sulla produzione di granella, sulle dinamiche di infestazione interne alla coltura, sulla presenza di parassiti animali o vegetali.
La riserva d'acqua non ha altresì ostacolato le normali operazioni di diserbo chimico della risaia, e il mantenimento della vegetazione ripariale lungo gli arginelli non ha causato un modifica delle flora in campo.
Le migliorie naturalistiche sperimentate hanno arrecato beneficio alla biodiversità del paesaggio risicolo e si sono rilevate del tutto compatibili con un'agricoltura economicamente sostenibile.
venerdì 1 giugno 2012
martedì 15 maggio 2012
Il bel canto dell'elusivo usignolo
L'Usignolo è un uccello dal potente canto e dallo stile di vita estremamente ritirato. Vive in habitat umidi, ricchi di vegetazione, spesso in prossimità di fiumi e corsi d'acqua. Da noi è presente nel periodo primaverile ed estivo, per la nidificazione, mentre sverna in un'ampia fascia dell'Africa sub sahariana. La foto è stata scattata a Berlino. r.co.
domenica 29 aprile 2012
Lo storno vive bene sia in campagna sia in città
Ospiti consueti in questo periodo, dove arrivano numerosi per nidificare, gli storni sono frequenti sia in città che in campagna. L'adulto ha un piumaggio a base scusa con piume cangianti e pichiettate con "lunettature" su tutto il corpo. Le lunettature diminuiscono in autunno a causa dell'usura delle penne. E' in grado di imitare il verso di altri passeriformi, durante il canto fa spesso vibrare le ali. In inverno migra, radunandosi in grossi stormi dall'andamento imprevedibile, simile a uno sciame. Questo movimento è utilizzato dallo stormo anche per difendersi da predatori come rapaci e gabbiani. La foto di Alberto Giè è stata scattata a Borgolavezzaro.
venerdì 27 aprile 2012
Il pellicano di Casalbeltrame
Forse è fuggito dal parco "La Torbiera" di Agrate Conturbia, forse dal giardino di qualche collezionista... fatto sta che un pellicano riccio è stato avvistato qualche giorno fa nella pineta-garzaia tra Biandrate e Casalbeltrame. In compagnia di ibis sacri e aironi guardabuoi, il pellicano si è trattenuto in zona un paio di giorni.
mercoledì 25 aprile 2012
Barbagianni da tutelare
Il barbagianni è un curioso rapace notturno dalla colorazione chiara. Le nostre zone sono il suo areale di nidificazione più settentrionale, nel quale negli ultimi anni è risultato in significativa diminuzione. Nidifica e vive di frequente nei pressi dei cimiteri (forse perché luoghi meno disturbati dove può trovare abbondanza di roditori). Emette un verso molto curioso, una sorta di grido. Per sorprendere la preda, di solito un roditore, resta sospeso in volo prima di piombarle addosso. r.co.
sabato 21 aprile 2012
Ogni cascina ha una civetta...
Un piccolo rapace, diffusissimo nel nostro territorio, nelle cascine e ai margini del bosco. Stiamo parlando della civetta: ha abitudini crepuscolari e notturne e non si allontana troppo dal luogo di nidificazione attorno al quale si procaccia il cibo. Si nutre di insetti, piccoli roditori e piccolissimi uccelli. A sua volta può diventare preda per altri grandi rapaci notturni come l'allocco. r.co.
giovedì 19 aprile 2012
Il sonnolento assiolo
Questo rapace notturno è un assiolo, presente nei boschi e nei parchi del centro Italia, è caratteristico per il capo squadrato dal quale sporgono due evidenti ciuffi auricolari e gli occhi gialli. r.co.
mercoledì 18 aprile 2012
Pellegrino, il re dei falchi
Questo poderoso falcone è un falco pellegrino. La sua peculiarità principale è quella di cacciare le prede in volo - principalmente altri uccelli - sui quali piomba a velocità considerevoli, che possono superare anche i 200 chilometri orari. A Novara una coppia di pellegrini nidificava sulla cupola, prima di venire disturbata per i lavori di ristrutturazione. I pellegrini ora usano il monumento antonelliano come rampa di lancio e punto di osservazione privilegiato. Grazie all'illuminazione notturna riescono addirittura a piombare sulle prede che migrano di notte con il favore del buio. Il pellegrino, per la sua abilità nella caccia, rappresenta di fatto una sorta di re dei predatori per quanto riguarda i falconi. La foto è stata scattata ad una dimostrazione di falconeria alla Fiera della Caccia di Novara. r.co.
martedì 17 aprile 2012
Mi presento, sono il falco lanario
Simile al pellegrino, ma meno poderoso e con colori più attenuati, il falco lanario è diffuso nell'Italia centrale e meridionale. Nelle nostre zone non è inconsueto vedere alcuni aufughi da allevamenti di falconeria. Questo esemplare è stato fotografato alla Fiera della caccia e della pesca di Novara. r.co.
sabato 14 aprile 2012
Poiana codarossa in fiera
Sempre dalla Fiera della Caccia di Novara, ecco anche una poiana codarossa. Se qualcuno ha indicazioni sull'areale di diffusione delle specie e sulle abitudini le aggiunga tra i commenti.
mercoledì 11 aprile 2012
L'aquila delle steppe e il suo squillante richiamo
L'aquila delle steppe vive nelle regioni del Caucaso, Mar Caspio e Asia centrale, in cui si riproduce. Sverna in Africa orientale e meridionale. L'abbiamo immortalata alla Fiera della Caccia di Novara, nell'ambito di una dimostrazione di falconeria. Per la cronaca non ha smesso un attimo di emettere il suo squillante richiamo. r.co.
lunedì 9 aprile 2012
Gheppio americano a portata di mano
Una femmina di gheppio americano durante la dimostrazione di falconeria alla Fiera della caccia di Novara. Per noi un'occasione per fotografare da vicino un rapace non consueto dalle nostre parti. r.co.
giovedì 5 aprile 2012
La golosa cinciallegra è la "cura" contro l'euproctis
Proprio in questi giorni i tanto vituperati bruchi di Euproctis - l'ormai tristemente noto lepidottero defogliatore che presto si trasformerà in invadenti farfalline bianche - stanno uscendo dai loro nidi sericei invernali. Mentre fervono le disinfestazioni, la golosa cinciallegra fa scorpacciate di bruchi. Le foto di Alberto Giè documentano un comportamento fin ora non noto. Si pensava infatti che l'Euproctis non avesse allo stadio larvale particolari predatori, a causa dei suoi peli urticanti. r.co.
mercoledì 28 marzo 2012
Il confidente colombaccio
Diffidente nelle aree di campagna, confidente e quasi "domestico" nei parchi urbani. Stiamo parlando del colombaccio, questo grosso piccione vive stabilmente nelle nostre zone (solo parte della popolazione migra). Lo si distingue da altri piccioni come la colombella dal becco giallo, dalla mole e dalle bande bianche presenti sul collo e su ali e coda (inconfondibili durante il volo). La foto è di Alberto Giè
giovedì 15 marzo 2012
Referendum caccia - La Lipu scrive a Cota e ai Ministri
Il tema del referendum regionale sulla caccia diventa sempre più al centro dell’agenda politica. La direzione nazionale della Lipu il 13 marzo ha infatti inviato una lettera aperta al governatore della Regione Piemonte Roberto Cota e ai ministri competenti, missiva immediatamente rilanciata dal comitato novarese per il sì al referendum. Nel documento, che sunteggiamo, si fa riferimento soprattutto alla mancata opportunità di un election day in concomitanza della amministrative di maggio: “Dopo 25 anni di democrazia negata, ai cittadini piemontesi deve essere consentito di partecipare al primo referendum abrogativo regionale della loro storia, in condizioni di piena informazione e coinvolgimento degli elettori.
I promotori del referendum sulla caccia (…) chiedono che si proceda all’accorpamento delle amministrative, previste per il 6-7 maggio, con il referendum, fissato, al momento, dalla Giunta regionale il 3 giugno 2012, come primo segnale di risarcimento del continuo ostacolo alla espressione della democrazia diretta, creato dalle varie maggioranze che si sono succedute al governo della Regione Piemonte dal 1987 in poi”.
“i promotori del referendum e le associazioni ambientaliste e animaliste non hanno alcun interesse a sdoppiare le scadenze elettorali e, men che meno, ad essi può essere attribuita, quindi, la responsabilità degli oneri che ricadrebbero sul bilancio regionale per delle consultazioni che potrebbero essere accorpate. Anche se è opportuno rammentare che l’esercizio di un diritto, sinora negato, in uno stato democratico ha comunque un valore non monetizzabile”.
Una storia travagliata, quella del referendum abrogativo di alcune norme della legge regionale sulla caccia, che inizia appunto nel 1987 con il deposito di circa 60mila firme. Una battaglia legale durata un quarto di secolo, che, come viene ricordato nella lettera aperta, “ha visto sconfitti i continui tentativi di elusione degli obblighi istituzionali solo dopo una sentenza definitiva della Corte d’Appello di Torino del 29 gennaio 2010 ed una sentenza del Tar Piemonte del 25 gennaio 2012, che ha intimato alla Regione Piemonte di fissare la data del referendum”. (…) “Ora la parola è alla Commissione di garanzia del Consiglio regionale, che entro il 13 aprile formulerà il quesito e potrà dare indicazioni sulla data del 3 giugno. Alla base del referendum le richieste di modifica sostenute da circa 60 mila cittadini alcuni aspetti importanti della normativa vigente: 1. il divieto di caccia per 25 specie selvatiche (17 specie di uccelli e 8 specie di mammiferi), che oggi sono cacciabili; 2. il divieto di caccia generalizzato su terreno innevato, 3. l’abolizione delle deroghe per le aziende faunistiche private ai limiti degli abbattimenti; 4. il divieto di caccia la domenica”.
Gli ambientalisti e gli animalisti ritengono che sinora la III Commissione consigliare della Regione Piemonte stia procedendo ad una riforma peggiorativa della normativa vigente sulla caccia, “ampliando le specie cacciabili e deregolamentando ulteriormente la caccia, invece che orientarsi ad una revisione che risponda alle richieste di modifica dei promotori del referendum”. E’ per questo che in assenza di modifiche migliorative, si chiede “un tangibile ed improcrastinabile impegno affinché sia garantita pienamente l’informazione e facilitata la partecipazione dei cittadini alla prima consultazione popolare della storia della Regione Piemonte”. r.co.
domenica 11 marzo 2012
Referendum caccia - La posizione delle associazioni dei cacciatori: "In attesa dell'esito riduciamo costi e imposte"
Per completezza di informazione dopo aver pubblicato informazioni sul referendum regionale sulla caccia (vedi precedenti post) diamo spazio ad alcune associazioni di cacciatori che ci chiedono di esprimere la loro posizione
In Piemonte il 3 giugno ci sarà il referendum sulla caccia. Dopo 25 anni di battaglie legali, i cittadini sono chiamati alle urne per pronunciarsi a favore (votando sì al quesito) o contro (votando no) l’introduzione di una serie di regole più rigide e restrittive nei confronti della pratica venatoria. Il referendum, innanzitutto, propone la limitazione del numero delle specie cacciabili, che sarebbero portare a quattro (cinghiale, lepre, minilepre e fagiano) con la possibilità tuttavia di intervenire con abbattimenti di controllo se l'eccessiva presenza di fauna selvatica comportasse danni all'agricoltura o all’equilibrio ambientale. Altre limitazioni proposte dal referendum regionale riguardano il divieto di caccia nella giornata di domenica e su terreno coperto da neve. I referendari chiedono inoltre di ridurre i privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie.
In Piemonte il 3 giugno ci sarà il referendum sulla caccia. Dopo 25 anni di battaglie legali, i cittadini sono chiamati alle urne per pronunciarsi a favore (votando sì al quesito) o contro (votando no) l’introduzione di una serie di regole più rigide e restrittive nei confronti della pratica venatoria. Il referendum, innanzitutto, propone la limitazione del numero delle specie cacciabili, che sarebbero portare a quattro (cinghiale, lepre, minilepre e fagiano) con la possibilità tuttavia di intervenire con abbattimenti di controllo se l'eccessiva presenza di fauna selvatica comportasse danni all'agricoltura o all’equilibrio ambientale. Altre limitazioni proposte dal referendum regionale riguardano il divieto di caccia nella giornata di domenica e su terreno coperto da neve. I referendari chiedono inoltre di ridurre i privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie.
Se la consultazione ha radunato un compatto fronte pro-referendum, anche le associazioni dei cacciatori tengono a far pervenire la propria posizione: <Come sembra ormai assodato l’inutile referendum sulla caccia in Piemonte costerà ai cittadini ben 25milioni di euro – spiegano Anna Poletti, presidente provinciale Italcaccia Novara, e Franco Bianco, presidente Italcaccia Cuneo – In attesa di conoscerne il responso, come referenti dei cacciatori, non possiamo non far notare come il referendum, se passasse, avrebbe delle ripercussioni estremamente negative sull’attività venatoria>. In particolare i cacciatori lamentano le difficoltà legate alla possibilità di non poter più cacciare di domenica e alla limitazione consistente del numero di specie: <Riteniamo che a questo stato delle cose sia per lo meno necessario posticipare il versamento della quota associativa alle Atc e l’imposta regionale al 31 luglio anziché alla data prevista del 31 marzo, per consentire ai cacciatori in base all’esito del referendum o di eventuali modifiche della normativa venatoria (è appunto in agenda un aggiornamento a cura dell’assessore regionale Claudio Sacchetto, ndr) di fare le loro scelte – dice Poletti - Qualora non fosse possibile, annunciamo sin da ora che ci attiveremo in ogni sede per tutelare gli interessi dei cacciatori, chiedendo con forza quantomeno una riduzione dei costi e delle imposte a fronte delle mutate condizioni per praticare l’attività venatoria>.
Quanto costa cacciare nel novarese lo abbiamo chiesto alla presidente Anna Poletti, proprio per dare l’idea degli interessi in gioco: <L’imposta regionale è di 77,47 euro, a questo importo va aggiunta la quota di circa 105 euro per cacciare nei due Ambiti territoriali provinciali (la provincia è divisa verticalmente in due ambiti, l’Atc1 dal Ticino all’Agogna e l’Atc2 dall’Agogna al Sesia) e la concessione governativa, poco più di 173 euro. Necessaria poi un’assicurazione, il cui importo indicativo oscilla, per quanto riguarda la nostra associazione, dai 75 ai 95 euro e naturalmente le spese per l’attrezzatura, i cani e il loro mantenimento>. Solo per le imposte e le spese fisse 450 euro, una cifra significativa, in base alla quale i cacciatori, prima di provvedere agli esborsi, desiderano conoscere come si pronunceranno gli elettori piemontesi. r.co.Siamo naturalmente a disposizione per ospitare contributi di tutti coloro che vogliano dire la loro sul referendum regionale sulla caccia, verso il quale auspichiamo il raggiungimento del quorum in modo che possa farsi valere la volontà della maggior parte dei piemontesi. Per inviare contributi info@asapfanzine.it
venerdì 9 marzo 2012
Tutti i segreti del gufo comune, diffuso rapace notturno cittadino
Il Novarese è terra di gufi, pare infatti che nel nostro territorio siano particolarmente numerosi i roost di gufo comune. Il roost è un dormitorio invernale nel quale gli uccelli si radunano per dormire durante il giorno. Le foto scattate da Alberto Giè si riferiscono al roost di Gravellona Lomellina, ma anche nel capoluogo e in molti paesi della Bassa gli assembramenti invernali sono comuni. Il gufo comune è sia nidificante che svernante. La sua presenza può essere segnalata anche dalle borre, pallottole contenenti gli scarti del cibo (pelo, zampe eccetera) che i gufi rigurgitano durante la digestione. Un altra caratteristica peculiare della specie sono i ciuffi auricolari, che i gufi tengono eretti quando si sentono minacciati o sono in allerta.
I gufi comuni nidificano nei nidi costruiti da altri uccelli, tipicamente dalle cornacchie. Una volta nati, i piccoli emettono un caratteristico richiamo notturno con il quale incitano i genitori a nutrirli.
martedì 6 marzo 2012
L'ibis caro agli egizi è di casa tra le nostre risaie
Questo simpatico pennuto è un ibis sacro. Anni fa alcune coppie iniziarono a nidificare a Casalbeltrame e nel giro di pochi anni la specie si ambientò talmente bene da diventare ormai una presenza diffusa in gran parte della Bassa novarese. L'origine di questo uccello, un tempo diffuso in Egitto, è misteriosa. Probabile che alcune coppie aufughe si siano riprodotte con successo oppure che arrivi dalla Francia dove ne è segnalata la presenza in una colonia simile a quella novarese. La foto di Alberto Giè è stata scattata a Borgolavezzaro nella Fontana Molinetta. r.co.
Esiste più di una teoria sull'origine degli Ibis novaresi, riporto le considerazioni pubblicate a proposito sulla mailing list di Novara Bw
Una, ad esempio, sostiene che il nostro piccolo nucleo originario derivi da uno o più gruppi di dimensioni importanti presenti da tempo sul territorio francese. In seguito altri animali della/e colonia/e d'oltralpe si sarebbero uniti ai primi, dando luogo (o comunque partecipando) al boom demografico che tutti noi possiamo oggi "ammirare". E da dove vengono quelli Francesi?
Dunque: sembra che, per motivi a me ignoti, i nostri cugini abbiano cercato di reintrodurli in gran numero negli anni 70 e 80 in Bretagna, formando una colonia in cattività che arrivò fino a 150 coppie. Il bello è che la cosa era organizzata da uno Zoo, non dal solito collezionista da "B" movie. I giovani venivano lasciati liberi di involarsi e stabilirsi altrove, e visto il clima della Bretagna immagino lo facessero con grande piacere. Il ceppo originale era di origine Keniota. Nel '97 "l'esperimento" terminò, nel 2004 in Francia si contavano circa 3000 esemplari. Negli anni 90 qualcosa di simile venne anche fatto in un Safari Park nel Sud (sempre della Francia) con pochi esemplari provenienti dalla Gran Bretagna (probabilmente sempre Kenioti). Nei dintorni si stabilì una colonia di circa 250 esemplari, provenienti probabilmente anche da altre colonie. Nel 2005 la colonia si disperse, si suppone migrando verso la Spagna. Qualche esemplare, tuttavia, fu rilevato anche in Camargue e chissà, magari anche oltre. In entrambi i casi non si hanno prove provate di spostamenti a così grande distanza dai luoghi di origine, però noi sappiamo bene che gli uccelli volano dove gli pare, no? Parlando di Spagna, pare che anche lì abbiano diverse colonie, tutte fondate da esemplari fuggiti in massa (spesso e volentieri) da Zoo ed assimilabili tali. Non ho notizie di spostamenti oltreconfine.
Quando ero ancora ragazzo (direi all'inizio degli anni 90), ho visitato il Parc de Branféré, nella mia Bretagna. All'epoca ero molto felice di vedere degli Ibis sacri in semilibertà in questo zoo! Alcuni anni dopo ne ho visti alcuni a pochi kilometri del parco... Ed ho capito subito da dove provenivano! Non so cosa hanno voluto fare in questo zoo, ma non penso che abbiano cercato di reintrodurli apposta in Bretagna. Sono soltanto stati molto negligenti. Sembra che alcuni individui siano fuggiti dal parco tra il 1975 e il 1987, con la prima riproduzione in libertà nel 1991 (in Piemonte, la prima nidificazione risale al 1989). Nel 2008 erano più di 5000...In Bretagna, c'è un comitato di diffesa del ibis sacro, creato dopo la decisione del Ministero dell'Ambiente di iniziare l'eradicazione
dell'ibis nel 2008. I membri di questo comitato dicono che questa specie è paleartica e che è addirittura presente in Italia già dal 800... Mi pare che non sia vero? Forse in Sicilia?
Come scritto da Fabrizio, alcuni altri ibis sono scappati dalla Réserve Africaine de Sigean nel sud della Francia verso il 1995.
Il nucleo piemontese potrebbe avere avuto, almeno inizialmente, origini diverse da quelle francesi. La specie è largamente presente nelle collezioni di zoo, parchi e privati. Successivamente potrebbero essersi verificati “congiungimenti” tra le due popolazioni. Sono uccelli che contrariamente a quanto si ritiene, possono effettuare anche spostamenti notevoli: se non ricordo male, Alesandro Re mi disse tempo fa che un esemplare inanellato a Casalbeltrame era stato ricatturato in Ucraina!
sabato 18 febbraio 2012
Il fotogenico pettirosso
Uno degli uccelli più facili da osservare in questo periodo è il pettirosso. Si tratta di un uccello che sverna in pianura padana, gli esemplari arrivano da oltralpe o dalle zone montano-collinari. Si tratta di un passeriforme insettivoro, che predilige arbusti e cespugli. E' di natura aggressiva e territoriale, infatti scaccia con vigore sia i suoi simili sia altre specie che possono competere con lui per il cibo e il territorio. In questo periodo, in cui scarseggia il cibo, si accosta volentieri a mangiatoie soprattutto se rifornite con pastoncini, cibo per insettivori o palle di grasso. r.co.
mercoledì 15 febbraio 2012
Merli (già) in canto
Da qualche giorno ormai hanno iniziato a cantare, nonostante il freddo e la neve non ancora completamente sciolta. Speriamo sia un buon auspicio per la primavera alle porte. L'esemplare nella foto è un maschio: il suo piumaggio è completamente nero ad eccezione del becco e dell'anello perioculare giallo-arancio. La femmina è marrone scura, con becco scuro. Ovviamente non canta lasciando l'incombenza al maschio. In primavera è frequente incontrate piccoli di merlo (che ancora non sanno completamente volare) ed esemplari immaturi aggirarsi per parchi e giardini. Questo per loro è il periodo più difficile, nel quale sono facile preda per gatti e altri uccelli, nonchè vittime di incidenti a causa dell'eccessiva antropizzazione dell'ambiente. r.co.
domenica 12 febbraio 2012
Referendum caccia - Appello al voto in Piemonte e a non aumentare le specie cacciabili
Molto probabilmente per il referendum regionale sulla caccia ci sarà un election day in occasione delle amministrative che interesseranno alcuni Comuni del territorio (da noi si vota a Borgomanero e in altri cinque piccoli centri di Est Sesia ed Ovest Ticino). Non c’è stato infatti niente da fare, Claudio Sacchetto, assessore all’Agricoltura e alla Caccia e pesca, non è riuscito a presentare una nuova legge che evitasse il referendum. Il Tar, giovedì scorso, non ha lasciato alternative alla Regione Piemonte e adesso da Palazzo Lascaris deve uscire una data per le urne di una consultazione che da 25 anni mette animalisti e amministratori su fronti opposti.
Il primo a esultare è stato il Comitato Promotore, con il suo presidente Roberto Piana (Lega abolizione caccia) e Piero Belletti (Pro Natura). La loro è una vita di battaglie contro le doppiette e questa è una vittoria anche se a metà: il problema adesso sarà convincere i piemontesi ad andare alle urne. La decisione sulla data del referendum regionale verrà presa entro 15 giorni dalla notifica della sentenza del Tar.
"Nel merito - ha commentato l'assessore Sacchetto - sono contrario al referendum perché ho altre idee sulla caccia. Ma dal punto di vista istituzionale e giuridico il Tar si é espresso e dopo 25 anni la partita si chiude. A questo punto é giusto che la Regione fissi la data del referendum. Questo percorso - ha precisato Sacchetto in una nota - non cambia l'iter della nuova legge sulla caccia alla quale stiamo lavorando nella terza Commissione del Consiglio regionale. Anzi, la sentenza del Tar dovrebbe chiarire un po' le cose, visto che l'opposizione ha continuato a rallentare i lavori della Commissione chiedendo di sapere cosa sarebbe accaduto sul referendum. Prevedo che per fine marzo avremo la nuova legge approvata".
Intanto anche a Novara si è messo in moto un attivo comitato provinciale che unisce una nutrita schiera di associazioni: Fai, Pro-Natura, Lida, Lav, Oipa, Lipu, Wwf, Burchvif, Novara Bw. Ad esse molte altre si stanno unendo in questi giorni. A livello regionale hanno già dato il proprio sostegno anche Agire Ora, Apda, Cipra Italia, Enpa, la Federazione dei Verdi, Gevam, La Pulce, Lida, Mountain Wilderness, il movimento No alla Caccia, Oipa, Teatro Zeta, Terra di boschi gente e memorie, Terra del Fuoco, un nutrito gruppo di associazioni vegetariane e vegane, nonchè i gruppi in Consiglio regionale della Federazione della Sinistra, Insieme per Bresso, Italia dei Valori, Sinistra Ecologia Libertà, Verdi Verdi, Movimento 5 Stelle. Molte adesioni individuali anche nel Pd e nei partiti che sostengono la giunta di centrodestra.
<Il referendum – spiegano i portavoce del comitato anticaccia - era stato richiesto, corredato da 60.000 firme di elettori piemontesi, nel lontano 1987 e che non si è mai potuto tenere per la politica ostruzionistica delle varie maggioranze che si sono succedute in questo quarto di secolo alla guida della Regione Piemonte. Il referendum non chiede l’abolizione della caccia, ma solo una sua drastica limitazione (riduzione del numero di specie cacciabili a quattro: cinghiale, fagiano, lepre e minilepre; divieto di esercizio venatorio nelle giornate di domenica e su terreno coperto da neve; limitazioni dei privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie)>.
Il primo a esultare è stato il Comitato Promotore, con il suo presidente Roberto Piana (Lega abolizione caccia) e Piero Belletti (Pro Natura). La loro è una vita di battaglie contro le doppiette e questa è una vittoria anche se a metà: il problema adesso sarà convincere i piemontesi ad andare alle urne. La decisione sulla data del referendum regionale verrà presa entro 15 giorni dalla notifica della sentenza del Tar.
"Nel merito - ha commentato l'assessore Sacchetto - sono contrario al referendum perché ho altre idee sulla caccia. Ma dal punto di vista istituzionale e giuridico il Tar si é espresso e dopo 25 anni la partita si chiude. A questo punto é giusto che la Regione fissi la data del referendum. Questo percorso - ha precisato Sacchetto in una nota - non cambia l'iter della nuova legge sulla caccia alla quale stiamo lavorando nella terza Commissione del Consiglio regionale. Anzi, la sentenza del Tar dovrebbe chiarire un po' le cose, visto che l'opposizione ha continuato a rallentare i lavori della Commissione chiedendo di sapere cosa sarebbe accaduto sul referendum. Prevedo che per fine marzo avremo la nuova legge approvata".
Intanto anche a Novara si è messo in moto un attivo comitato provinciale che unisce una nutrita schiera di associazioni: Fai, Pro-Natura, Lida, Lav, Oipa, Lipu, Wwf, Burchvif, Novara Bw. Ad esse molte altre si stanno unendo in questi giorni. A livello regionale hanno già dato il proprio sostegno anche Agire Ora, Apda, Cipra Italia, Enpa, la Federazione dei Verdi, Gevam, La Pulce, Lida, Mountain Wilderness, il movimento No alla Caccia, Oipa, Teatro Zeta, Terra di boschi gente e memorie, Terra del Fuoco, un nutrito gruppo di associazioni vegetariane e vegane, nonchè i gruppi in Consiglio regionale della Federazione della Sinistra, Insieme per Bresso, Italia dei Valori, Sinistra Ecologia Libertà, Verdi Verdi, Movimento 5 Stelle. Molte adesioni individuali anche nel Pd e nei partiti che sostengono la giunta di centrodestra.
<Il referendum – spiegano i portavoce del comitato anticaccia - era stato richiesto, corredato da 60.000 firme di elettori piemontesi, nel lontano 1987 e che non si è mai potuto tenere per la politica ostruzionistica delle varie maggioranze che si sono succedute in questo quarto di secolo alla guida della Regione Piemonte. Il referendum non chiede l’abolizione della caccia, ma solo una sua drastica limitazione (riduzione del numero di specie cacciabili a quattro: cinghiale, fagiano, lepre e minilepre; divieto di esercizio venatorio nelle giornate di domenica e su terreno coperto da neve; limitazioni dei privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie)>.
Il fronte degli ambientalisti si oppone fortemente alla proposta dell’assessore Sacchetto, che durante i lavori della Terza Commissione del Consiglio Regionale, ha proposto un emendamento al proprio disegno di legge, "il quale, tra le altre cose, prevede l’inserimento di ben 10 nuove specie tra quelle cacciabili (allodola, gallinella d’acqua, frullino, folaga, alzavola, marzaiola, moriglione, mestolone, fischione, ghiandaia - nella foto -), il che porterebbe il numero di specie cacciabili in Piemonte da 29 a 39. Alcune di queste, peraltro, sono rarissime nella nostra regione, come il frullino e il fischione. Altre di passo, come la marzaiola, quindi andrebbero doppiamente tutelate". Il comitato stigmatizza anche, tra le proposte di Sacchetto "l’introduzione dell’arco tra i mezzi di caccia consentiti e l’ampliamento dei periodi venatori: alcuni dei periodi proposti supererebbero i limiti previsti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, la massima autorità scientifica in materia, i quali, recependo la Direttiva europea sulla protezione degli uccelli, prevedono la protezione dei volatili durante il ritorno ai luoghi di nidificazione ed il periodo di dipendenza dei piccoli dai genitori".
La mobilitazione ambientalista è radicata anche nel Vco: lunedì 13 febbraio, alle ore 21, a Verbania, presso il Centro Servizi del Volontariato, in via Vittorio Veneto 135, si svolgerà un incontro tra tutti coloro che vogliono contribuire a creare il Comitato per il Referendum nel Verbano. Per informazioni 333-74.50.665. Roberto Conti
mercoledì 8 febbraio 2012
Germani si scaldano al sole
I germani reali del Maremola approfittano dei raggi solari per scaldarsi. Le foto sono state scattate a Pietra Ligure nello scorso mese di gennaio.
martedì 7 febbraio 2012
La familiare presenza dell'airone cenerino
L'airone cenerino è comune nei dintorni di Novara dove si ciba di anfibi, pesci roditori e altre piccole prede che trova in risaie e prati. Alberto Giè ha fotografato questi due esemplari (un adulto e un giovane) nelle campagne di Borgolavezzaro. Nella prima foto si possono ben notare le piume sul capo e sul dorso, presenti nell'adulto e maggiormente evidenti nel periodo della riproduzione.
domenica 5 febbraio 2012
Fringuelli in livrea invernale
Ecco qualche foto di fringuelli (maschi dal piumaggio più acceso, femmine più smorte) in livrea invernale. In questo periodo dell'anno tendono a radunarsi in gruppi che vanno da pochi individui fino a stormi di centinaia di esemplari. Le foto sono state scattate a Novara al parco dell'Allea e in Liguria. Foto @ Roberto Conti
mercoledì 1 febbraio 2012
Luì sì, ma di che tipo?
Le foto non sono un gran che, ma non è stato facile fotografare questi sfuggenti luì. Qualcuno sa aiutarmi per classificarli come luì grandi o luì piccoli? Le foto sono state scattate a gennaio 2012.
Scovato l'elusivo porciglione
Nel canneto dell'Agogna Morta di Borgolavezzaro, qualche settimana da Alberto Giè (sua la foto in alto) ha scovato un elusivo porciglione, uccello che non è affatto facile avvistare dalle nostre parti. Probabilmente si tratta di un visitatore invernale, anche se speriamo di fermi da noi a lungo.
martedì 31 gennaio 2012
I nidi del mistero...
Pubblichiamo queste foto nella speranza che qualcuno sappia dare delle indicazioni più dettagliate. La prima in alto è una strana "formazione" fotografata su un ippocastano la scorsa settimana al parco dell'allea di Novara.Sembrerebbe un involucro di carta pesta, ma mi pare ben strano che si trovi su un albero...
La seconda foto mostra un nido su una conifera, fotografato a Pietra Ligure, ma si tratta di un nido di cosa, di uccelli o insetti? Analoga domanda per la terza e quarta foto... Foto @ Roberto Conti
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