domenica 11 marzo 2012

Referendum caccia - La posizione delle associazioni dei cacciatori: "In attesa dell'esito riduciamo costi e imposte"

Per completezza di informazione dopo aver pubblicato informazioni sul referendum regionale sulla caccia (vedi precedenti post) diamo spazio ad alcune associazioni di cacciatori che ci chiedono di esprimere la loro posizione

In Piemonte il 3 giugno ci sarà il referendum sulla caccia. Dopo 25 anni di battaglie legali, i cittadini sono chiamati alle urne per pronunciarsi a favore (votando sì al quesito) o contro (votando no) l’introduzione di una serie di regole più rigide e restrittive nei confronti della pratica venatoria. Il referendum, innanzitutto, propone la limitazione del numero delle specie cacciabili, che sarebbero portare a quattro (cinghiale, lepre, minilepre e fagiano) con la possibilità tuttavia di intervenire con abbattimenti di controllo se l'eccessiva presenza di fauna selvatica comportasse danni all'agricoltura o all’equilibrio ambientale. Altre limitazioni proposte dal referendum regionale riguardano il divieto di caccia nella giornata di domenica e su terreno coperto da neve. I referendari chiedono inoltre di ridurre i privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie.
Se la consultazione ha radunato un compatto fronte pro-referendum, anche le associazioni dei cacciatori tengono a far pervenire la propria posizione: <Come sembra ormai assodato l’inutile referendum sulla caccia in Piemonte costerà ai cittadini ben 25milioni di euro – spiegano Anna Poletti, presidente provinciale Italcaccia Novara, e Franco Bianco, presidente Italcaccia Cuneo – In attesa di conoscerne il responso, come referenti dei cacciatori, non possiamo non far notare come il referendum, se passasse, avrebbe delle ripercussioni estremamente negative sull’attività venatoria>. In particolare i cacciatori lamentano le difficoltà legate alla possibilità di non poter più cacciare di domenica e alla limitazione consistente del numero di specie: <Riteniamo che a questo stato delle cose sia per lo meno necessario posticipare il versamento della quota associativa alle Atc e l’imposta regionale al 31 luglio anziché alla data prevista del 31 marzo, per consentire ai cacciatori in base all’esito del referendum o di eventuali modifiche della normativa venatoria (è appunto in agenda un aggiornamento a cura dell’assessore regionale Claudio Sacchetto, ndr) di fare le loro scelte – dice Poletti - Qualora non fosse possibile, annunciamo sin da ora che ci attiveremo in ogni sede per tutelare gli interessi dei cacciatori, chiedendo con forza quantomeno una riduzione dei costi e delle imposte a fronte delle mutate condizioni per praticare l’attività venatoria>.
Quanto costa cacciare nel novarese lo abbiamo chiesto alla presidente Anna Poletti, proprio per dare l’idea degli interessi in gioco: <L’imposta regionale è di 77,47 euro, a questo importo va aggiunta la quota di circa 105 euro per cacciare nei due Ambiti territoriali provinciali (la provincia è divisa verticalmente in due ambiti, l’Atc1 dal Ticino all’Agogna e l’Atc2 dall’Agogna al Sesia) e la concessione governativa, poco più di 173 euro. Necessaria poi un’assicurazione, il cui importo indicativo oscilla, per quanto riguarda la nostra associazione, dai 75 ai 95 euro e naturalmente le spese per l’attrezzatura, i cani e il loro mantenimento>. Solo per le imposte e le spese fisse 450 euro, una cifra significativa, in base alla quale i cacciatori, prima di provvedere agli esborsi, desiderano conoscere come si pronunceranno gli elettori piemontesi. r.co.


Siamo naturalmente a disposizione per ospitare contributi di tutti coloro che vogliano dire la loro sul referendum regionale sulla caccia, verso il quale auspichiamo il raggiungimento del quorum in modo che possa farsi valere la volontà della maggior parte dei piemontesi. Per inviare contributi info@asapfanzine.it

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